venerdì 27 luglio 2012

DISCORSO SULL' ESTETICA


Io ho molti nomi, e nessuno di essi ha importanza.
I nomi non sono importanti. Parlare equivale a nominare dei nomi, ma parlare non è importante.
Ogni tanto accade qualcosa che non è accaduto in precedenza. Vedendolo, un uomo fissa la realtá.
Non può dire agli altri quanto ha visto. Però gli altri vogliono ugualmente sapere e cominciano a interrogarlo, chiedendogli: "a cosa rassomiglia, quello che hai visto?”. E l' uomo cerca di riferirlo.
Può darsi che per la prima volta al mondo lui abbia visto il Fuoco. E riferisce:
"E' rosso, come un papavero, ma al suo interno danzano altri colori. Non ha forma, come l' acqua si
spande dappertutto. E' caldo, come il sole dell' estate, ma è più caldo. Ha vita per qualche tempo su un
pezzo di legno e alla fine il legno non c' è più, come se fosse stato mangiato: dietro di se, lascia solo
una cosa nera, che può essere passata al setaccio, come sabbia.
E quando il legno è finito, anche esso è finito.”.
Così, gli ascoltatori finiscono col pensare che è come un papavero, come l' acqua, come il sole, come un essere che mangia e lascia residui. Pensano che sia simile a tutte le cose a cui è stato paragonato dall' uomo che lo ha conosciuto. Ma non hanno visto il fuoco. Non possono veramente conoscerlo.
Possono soltanto conoscerlo per sentito dire.
Poi il fuoco ritorna molte altre volte nel mondo. Altri uomini osservano il Fuoco. Dopo qualche tempo il fuoco è altrettanto comune nel mondo quanto l' erba, le nubi e l' aria che respirano.
E allora vedono che è simile al papavero ma non è un papavero.
E' simile all' acqua ma non è acqua.
E' simile al sole ma non è il sole, è simile agli esseri che mangiano e lasciano residui non non è uno di questi esseri.
Vedono che è invece diverso da ciascuna di queste cose, ma è diverso anche da tutte queste cose insieme.
Così osservano questa cosa e creano una nuova parola per chiamarla.
La chiamano "Fuoco”.
E se incontrano qualcuno che ancora non l' ha vista e gli parlano del fuoco, quest' uomo non sa cosa vogliono dire.
Così a loro volta ricorrono alla spiegazione: spiegano a cosa rassomiglia il fuoco.
E, mentre glielo spiegano, sanno dalla propria esperienza che quanto gli dicono non è la veritá,
ma soltanto una parte di essa. Sanno che quell' uomo non apprenderá mai la realtá dalle loro parole,
anche se hanno a disposizione tutte le parole del mondo per spiegargliela.
Quell' uomo dovrá vedere il fuoco con i suoi occhi, sentirne l' odore, scaldarsi le mani al suo tepore,
fissarne il cuore: altrimenti rimarrá per sempre ignorante.
Perciò "Fuoco” non ha importanza, "Terra” "Aria” "Acqua” non hanno importanza.
"Io” non ha importanza.
Nessuna parola ha importanza.
Ma l' uomo dimentica la realtá e ricorda invece le parole.
Tante più parole ricorda, tanto più intelligente lo giudicano i suoi discepoli.
Fissa lo sguardo sulle grandi trasformazioni del mondo, ma non le vede nello stesso modo in cui furono viste quando l' uomo osservò la realtá per la prima volta.
I nomi delle parole gli vengono alle labbra e lui sorride, assaporandone il suono, pensando di conoscerle perché le può nominare. Ciò che non è mai successo in precedenza continua ancora a succedere, è ancora un miracolo.
Il grande fiore bruciante si acquatta e finisce sulle membra del mondo, e, pur non essendo nessuna delle cose che ho nominato, le è tutte insieme e "questa” è la realtá: Il Senza Nome.

Pertanto, vi dico, dimenticate il nome che portate, dimenticate le parole che pronuncio, appena
sono pronunciate. Guardate invece il Senza Nome che è in voi e che si scuote quando mi rivolgo a lui.
Egli non ascolta le mie parole, ma la realtá che è dentro di me: la realtá di cui fa parte.
Egli è l' Atman e ode ME, non le mie parole.
Tutto il resto non è reale.
Dare una definizione equivale a predere qualcosa. L' essenza di ogni cosa è il Senza Nome.

Il Senza Nome non si può conoscere ed è più possente dello stesso Brahma.
Le cose passano, ma l' essenza rimane. Voi, dunque, sedete in mezzo a un sogno.
L' essenza lo sogna come un sogno di forma.
Le forme passano, ma l' essenza rimane e segna nuovi sogni.
L' uomo attribuisce nomi a questi sogni e ritiene di averne catturato l' essenza, senza sapere
che si appella all' irreale. Le pietre, le pareti, i corpi che vedete seduti accanto a voi sono i papaveri,
l' acqua, il sole. Essi sono i sogni del Senza Nome. Sono il Fuoco, se preferite.

Di tanto in tanto giungerá forse un sognatore che è cosciente di sognare.
Egli può controllare qualche aspetto della materia dei sogni, piegandola al suo volere, o può destarsi a una superiore conoscenza di sé.
Se sceglie il percorso della conoscenza di sé, grande è la sua gloria e nei tempi futuri brillerá come stella.
Se sceglie invece la via dei Tantra, unisce Samsara e Nirvana, comprende il mondo e continua a vivere in esso, diviene possente tra i sognatori. Può essere possente nel bene come nel male, ai nostri occhi…
pure se questi termini, anch' essi, non hanno significato al di fuori delle denominazioni del Samsara.

Vivere nel Samsara però significa essere soggetti all' operato di chi è possente tra i sognatori.
Se è possente nel bene, è allora un' epoca d' oro. Se è possente nel male, è allora un' epoca di tenebre.
Il sogno può tramutarsi in un incubo.
E' scritto che vivere è soffrire.
Ed è così, dicono i saggi, perché l' uomo deve alleggerire il proprio fardello karmico, se intende raggiungere l' Illuminazione.
Per questo motivo, dicono i saggi, cosa vale, a un uomo, lottare, all' interno di un sogno,
contro quello che è il suo fardello, contro quello che è il suo cammino per la liberazione?
Alla luce dei valori eterni, dicono i saggi, la sofferenza non è nulla: nei termini del Samsara, dicono i saggi, essa conduce a ciò che è bene.
Che ragione avrebbe un uomo, dunque, di lottare contro coloro che sono possenti nel male?

Questa sera è passato tra voi il Signore Mara delle Illusioni, possente tra i Sognatori…
possente nel male. E' venuto a cercare un altro, che sa operare sul materiale dei sogni in un modo diverso.
Si è scontrato con Dharma, che può scacciare un Sognatore dal proprio sogno.
Hanno lottato e il Signore Mara non è più.
Perché hanno lottato, il Signore della Morte e il Signore delle Illusioni?
Voi dite che le loro vie sono incomprensibili, poiché sono le vie degli dei.
Ma questa non è la risposta.
La risposta, la giustificazione, è sempre la stessa per uomini e dei.
Il bene e il male, dicono i saggi, non significano nulla perché appartengono al Samsara.
E voi siate d' accordo con i saggi, ma considerate anche una altra cosa, della quale i saggi non parlano.

Questa cosa è la bellezza, che è una parola… ma guardate al di la della parola e considerate la Via del Senza Nome.
E quale sará la Via del Senza Nome? E' la Via del Sogno. E perché sogna, il Senza Nome?
Questo non è conosciuto da alcuno che viva nel Samsara.
Dovete invece chiedere: "che cosa sogna il Senza Nome?”.
Il Senza Nome, di cui noi tutti siamo solo una parte, sogna la forma.
E quale è il supremo attributo che la forma può avere? E' la bellezza.
Il Senza Nome dunque è un artista. Il problema, pertanto non riguarda il bene o il male, ma l' estetica.
Lottare contro coloro che, possenti tra i sognatori, sono possenti nel male, o nella bruttezza, non equivale, quindi, a lottare per ciò che, seguendo gli insegnamenti dei saggi, non ha senso nei termini del Samsara e del Nirvana;
esso equivale, invece, a lottare per un sogno in modo simmetrico, in termini di ritmo e di contrappunto,
di equilibrio e di antitesi: di ciò che ne fa una espressione della bellezza.
Di questo i saggi non dicono nulla.
E' una veritá talmente palese che, ovviamente, non se ne curano.
Ed è per questa ragione che io, dall' estetica della situazione, sono spinto a sottoporla alla vostra attenzione.
La lotta contro i sognatori che sognano la bruttezza, siano essi uomini o dei, non può che essere la volontá del Senza Nome.
Anche questa lotta è destinata a portare con sé delle sofferenze e dunque, da essa,
il fardello karmico di ciascuno, risulterá alleggerito, esattamente come succederebbe se si
accettasse la bruttezza;
ma QUESTA sofferenza porta a una finalitá superiore, alla luce di quegli eterni valori di cui spesso ragionano i saggi.

Pertanto io dico a voi, l' estetica di quanto avete visto questa sera apparteneva a un ordine superiore.
E ora potreste chiedermi: "Come posso sapere ciò che è bello e ciò che è brutto e venire spinto ad esso dall' azione?".
Questa domanda, vi dico, dovrá trovare la risposta in voi stessi.
E perché così sia, per prima cosa dovrete dimenticare quanto io vi ho detto oggi, poiché io non ho detto nulla.

Ora, vivete nel Senza Nome



-'Signore della luce' di Roger Zelazny